Posto in posizione centrale rispetto alla Valcamonica, che qui si restringe in una sorta di barriera naturale, Breno ha
ricoperto nella storia la funzione di "capitale" della valle. Fortificato nel Medioevo da un importante castello, fu sede del governo valligiano in età veneta e capoluogo del circondario nel secolo scorso, acquisendo la dimensione e l'aspetto di una cittadina.
Il nucleo storico è adagiato ai piedi di una collina che sorge nel centro del fondovalle; su di essa si erge il castello che ne chiude la cima accentuando le forme naturali. Il fortilizio è formato da un insieme di edifici e murature costruiti in tempi diversi. Alcune parti esistevano già nel XII-XIII secolo (le due case-torri e alcuni tratti di recinzione a grandi blocchi di pietra "rusticati"); la chiesa dedicata a S. Michele arcangelo, di cui gli scavi archeologici hanno riportato alla luce le fondamenta, è forse precedente la costruzione del castello stesso e potrebbe essere di età longobarda; ai tre secoli successivi (XIV-XVI) risale invece la maggior parte delle murature e delle opere difensive ancora
visibili, quando in epoca veneta il precedente nucleo di palazzi e torri fortificate
sorte in età comunale e signorile fu trasformato in roccaforte militare.
L'importanza del luogo deriva anche dagli scavi archeologici effettuati una decina d'anni fa, che hanno individuato sulla cima e sul ripido fianco sud-ovest della
collina tracce di un abitato neolitico (4.000 a.C.) e segni di presenza umana risalenti forse alla fine del paleolitico (IX millennio a.C.).
Ai piedi del Castello la grande piazza del Mercato, circondata da edifici del
Sette-Ottocento, nacque probabilmente come "piazza d'armi" per chi si apprestava ad assediare la roccaforte.
Nel centro storico sono numerose le testimonianze architettoniche che rimandano al ruolo urbano della cittadina. Un edificio religioso di imponenti dimensioni di età romana - dedicato alla dea Minerva - è stato da poco riportato alla luce in località Spinera ed è tuttora in fase di studio e restauro. Quattro torri medievali (via Mazzini, via Cappellini, via Tonolini e a lato della chiesa di S. Antonio) risalgono probabilmente ai secoli XII-XV ed erano residenze fortificate delle principali famiglie guelfe.
Tra gli edifici religiosi, il più antico è costituito dalla chiesa di S. Antonio, edificata fra il 1334 e il 1359 ma conclusa dopo il 1480, quando fu posto anche il bel portale sulla facciata curiosamente ricurva e disposta ad angolo. L'interno, a navata unica di due campate con presbiterio molto ampio, custodisce nella volta di quest'ultimo affreschi attribuiti al Civerchio (Evangelisti, Dottori della Chiesa e Simboli evangelici), oltre a quelli del Romanino; la pala dell'altare maggiore raffigurante la Beata Vergine in trono fra i santi Sebastiano, Rocco, Antonio abate e Siro è di Callisto Piazza.
A fianco della chiesa, nella raccolta piazzetta di S. Antonio, cuore del nucleo
storico da cui si dipartono le contrade di impianto più antico, l'edificio, di recente restauro con facciata di semplice elegante architettura veneta e lacerti di affreschi, in età veneta era la sede del Capitano di Valle. Il Duomo, dotato di un maestoso campanile, è seicentesco con rimaneggiamenti e ampliamenti del XIX secolo, internamente affrescato a più riprese dal Guadagnini, cui si deve anche la bella Via Crucis. Contiene numerose tele tra cui alcune attribuite a Callisto Piazza, al Fiamminghino e al Nuvolone, mentre al Romanino è attribuita la Sacra Conversazione collocata tra il primo e il secondo altare di sinistra (quest'ultimo con bassorilievi della bottega di Andrea Fantoni); il gruppo ligneo raffigurante il Compianto al secondo altare di destra è di Beniamino Simoni.
Esterni al centro vi sono altri tre interessanti edifici religiosi.
La chiesa di S. Maurizio (accanto al cimitero) mantiene del cinquecentesco edificio originario il bel campanile; contiene numerosi sepolcri di antiche famiglie e di
appartenenti a confraternite.
La chiesa di S. Valentino, poco più in alto rispetto alla precedente sulla strada per Astrio, è di origine quattrocentesca e conserva nell'interno affreschi del Maestro di Nave ed altri attribuiti a Giovanni Pietro da Cemmo, oltre ad una ricca collezione di tavolette votive di diverse epoche.
La chiesa di S. Maria al Ponte, nella località omonima accanto al ponte
sull'Oglio, è costituita da un edificio maggiore a navata unica con vasto pronao e da una cappelletta addossata sul lato destro, anch'essa del XVI secolo,
chiamata Tempietto di Minerva, dalla scultura in pietra di sarnico raffigurante
la divinità latina.
Anche le due frazioni di Astrio e Pescarzo, entrambe sulla statale per Crocedomini, sono dotate di parrocchiali autonome. Quella di Pescarzo, intitolata a S.Giovanni Battista, è stata edificata nei secoli XVI-XVII e conserva opere di un certo valore. Ad Astrio (piccolo borgo montano in bella posizione panoramica tra prati e boschi, punto di partenza per l'escursione alle malghe di Bazena e di Crocedomini) la parrocchiale dei santi Vito, Modesto e Crescenzio è invece di limpida linea settecentesca ed è dotata di un interessante portale in occhialino scuro.
Nella zona centrale di Breno, sorgono infine alcuni interessanti edifici residenziali. Villa De Michelis con vasto giardino; villa Montiglio, di inizio secolo, rimanda invece al liberty, mentre la sontuosa e "arabesca" villa Gheza, costruita nei primi anni Trenta, è un'improvvisa fantasia orientale sulla via principale della cittadina camuna.
Infine la ottocentesca villa Ronchi è sede del Municipio e, provvisoriamente, del Museo Civico Camuno. Il Museo, nato nel 1906 con l'intento di raccogliere le
memorie storiche e artistiche della valle, fu diretto inizialmente dallo storico locale don Romolo Putelli che ne arricchì personalmente la collezione. Da una decina d'anni riaperto all'esposizione, sarà in futuro collocato nella nuova definitiva sede, un palazzo in via Garibaldi (ex scuole medie), ora in fase di integrale ristrutturazione. Il capiente edificio seicentesco (con loggetta e portale quattrocenteschi in pietra simona) è posto nel centro storico a poca distanza dai due principali monumenti religiosi cittadini ed accoglierà anche la biblioteca e l'archivio Putelli. La nuova sede consentirà la valorizzazione
del cospicuo patrimonio posseduto dal Museo Camuno. Il materiale, in fase di ricatalogazione, è ora suddiviso in quattro sezioni: archeologica, mobili e materiali plastici, suppellettili e arredi, e infine quadreria e incisioni. Quest'ultima sezione, di notevole consistenza non solo numerica ma anche qualitativa che futuri studi potranno ancor meglio suffragare, comprende oltre seicento opere, tra dipinti e incisioni, che vanno dal secolo XIV al Novecento e spaziano da artisti bresciani o lombardi, ad artisti veneti, emiliani, del Centro Italia, della scuola napoletana, di artisti nordici o tedeschi.
Gabriella Motta
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